Russia e sanzioni dell’Unione Europea sui prodotti agroalimentari. Così entrano, di fatto, i prodotti italiani.

 L’avvocato moscovita Maxim Tavintsev, partner esterno dello studio legale ANP Legal, è stato intervistato lo scorso 8 febbraio dal giornale Russia Beyond the Headlines. Oggetto dell’intervista è stata l’attuale situazione delle sanzioni previste dalla Unione Europea nei confronti della Russia, per quanto avvenuto sul caso della Crimea. L’avv. Maxim Tafintsev, esperto in diritto internazionale commerciale, spiega quelli che sono i sistemi trovati da piccoli distributori per far arrivare sulle tavole dei russi i prodotti alimentari italiani. Prodotti d’eccellenza molto apprezzati dai consumatori.

Il dato di rilievo da riportare è che la strategia commerciale, se così si può dire, è indicatrice della volontà della gente comune di continuare consumare il made in Italy al di là di quelle che sono le limitazioni imposte dagli organi politici. Prodotti sinonimo di qualità ed eccellenza. Sono speranzoso che questo conflitto si risolva positivamente nel più breve tempo possibile. 


La situazione normativa attuale.

In Russia chi risulta responsabile del trasporto, della conservazione e della distribuzione di  può essere soggetto a sanzioni. È quanto stabilisce un disegno di legge proposto il primo febbraio dal Servizio federale per il controllo veterinario e fitosanitario (Rosselkhoznadzor). Tuttavia le misure sanzionatorie proposte non cambieranno troppo la situazione dal momento che i fornitori hanno già imparato ad aggirare con una serie di sistemi il divieto.

“In Russia esistono numerosi sistemi per introdurre di nascosto i prodotti alimentari e per questo l’iniziativa del Rosselkhoznadzor non troverà un’ampia applicazione”, sostiene Denis Frolov, socio dello Studio legale Bms Law Firm. Difficilmente la situazione potrà cambiare “persino se verrà sollevata la questione dell’introduzione della responsabilità penale per chi viola i vincoli imposti dal regime delle sanzioni”, gli fa eco Maksim Tafintsev, senior partner di Maalouf Ashford & Talbot.


Le consegne per posta

“Per legge ogni cittadino russo può portare fino a 5 kg di alimentari sanzionati per uso personale e perdipiù tali prodotti non deve necessariamente averli con sé, ma possono essere spediti per posta”, racconta a Rbth Marina, 29 anni di Mosca, che gestisce un piccolo sito di e-commerce per la vendita di prodotti italiani.

“Il trucco – spiega Marina -, è farsi spedire dall’Italia il pacco dal proprio partner commerciale che compila a tuo nome il modulo postale con i dati del tuo passaporto. In questo modo il pacco arriva come se fosse stato spedito da te”

Mio marito è italiano e vive a Reggio Emilia dove c’è lo stabilimento per la produzione di Parmigiano e compra lì il formaggio che poi mi spedisce per posta”, dice. Per organizzare la sua attività Marina ha creato un sito in lingua russa su un dominio internazionale e si fa pubblicità attraverso gli amici. Il marito di Marina ha aperto a sua volta in Italia una partita Iva come imprenditore individuale e paga il 40% di tasse sugli introiti. Secondo Marina, il prezzo del Parmigiano così rivenduto aumenta del 100-200% dato che si devono includere oltre al margine di guadagno del venditore anche le tasse e i 30 euro di spedizione postale.


In valigia dalla Finlandia

A San Pietroburgo, data la sua vicinanza con il confine finlandese (che dista solo 200 km), è diffuso un altro sistema per importare i prodotti sanzionati da quel Paese: nel social network russo Vkontakte esistono molti gruppi denominati, per esempio, “Formaggi dall’Europa”, “Jamón dalla Spagna” i cui creatori fanno arrivare i prodotti con i pulman turistici dalla Finlandia.

“Vengono formati appositamente gruppi di turisti che dopo aver acquistato i prodotti necessari li trasportano nei loro bagagli che hanno un limite di 50 kg a persona”, racconta Anton, 28 anni, che nel social Vkontakte coordina un gruppo per la vendita di formaggi.

Per il trasporto dei prodotti proibiti Anton paga le spese di viaggio in forma totale o parziale ai turisti. Non ha uno status di imprenditore individuale e non paga le tasse. Oltre ai social network per reclamizzare e distribuire i suoi prodotti Anton pubblica anche degli annunci su Avito.


 Attraverso la Bielorussia e il Kazakhstan

Le più grandi partite di alimentari destinati a ristoranti e hotel vengono spesso importate direttamente da Paesi dell’Unione doganale come la Bielorussia e il Kazakhstan. “Formalmente le merci che transitano tra il nostro e i suddetti Paesi non sono sottoposte a controllo doganale”, spiega l’avvocato Maksim Tafintsev. A detta di Tafintsev, anche dopo che il Rosselkhodnadzor è riuscito a ottenere che sui carichi di merci vengano effettuati dei controlli, il volume di prodotti “proibiti” introdotti di nascosto in Russia resta ancora piuttosto ingente. Inoltre, i malintenzionati cambiano spesso i codici della dichiarazione doganale fingendo che le categorie proibite di prodotti siano invece legali, precisa l’avvocato Denis Frolov.


Scalo in Crimea

Dopo l’annessione alla Russia, la Crimea è passata al sistema doganale russo, ma questo passaggio è ancora in fase di attuazione, spiega Tafintsev. Inoltre, le guardie di confine della Crimea non dispongono di risorse sufficienti per effettuare i controlli.

“Per il momento l’importazione di merci dall’Ucraina nella Repubblica di Crimea non è stata ancora vietata e perciò possono capitare prodotti alimentari di vario genere, inclusi quelli sanzionati, che poi finiscono in tutto il territorio russo”, afferma Tafintsev.


Il transito

Secondo Frolov, risulta alquanto complicato monitorare il trasferimento nel territorio russo delle merci e dei prodotti alimentari in transito ed è proprio per questo che si ricorre a tale sistema. “Un prodotto che proviene dall’Europa ed è destinato, per esempio, all’Uzbekistan, transita attraverso il territorio russo, ma nel tragitto non arriva a destinazione e ‘si perde’ in Russia”, racconta Frolov.

San Marino e Svizzera

I prodotti di alcuni stati europei, quali la Svizzera o la Repubblica di San Marino, non sono sottosposti ufficialmente all’embargo e possono essere importati in Russia. “I prodotti provenienti dai Paesi sanzionati vengono trasportati in Svizzera. Lì vengono poi apposti dei bolli ufficiali in modo che la merce così cammuffata risulti svizzera e possa arrivare sul territorio del nostro Paese”, afferma Tafintsev. A suo avviso, quello della riesportazione è un sistema diffuso anche in Bielorussia.

 Per assistenza commerciale e consulenza legale sul mercato Russo manda una mail a [email protected] oppure chiama ora 0039.392.91.68.449 (anche con whatsapp)

fonte https://it.rbth.com/economia/2017/02/08/cosi-la-russia-fa-affari-con-i-prodotti-alimentari-sanzionati_697906

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